Osservatori astronomici

X star party del Monferrato, sabato 22 luglio 2017

Sabato 22 luglio ho partecipato alla decima edizione dello star party del Monferrato, che si è tenuta presso l’Osservatorio Astronomico Pubblico di Odalengo Piccolo. Arrivata lì in tarda mattinata, ho dato una mano agli amici astrofili Paolo e Martino per montare due gazebo nuovi (i precedenti sono stati distrutti da un forte temporale). Oltre agli amici, ho trovato anche un gran caldo. Dopo aver montato la tenda nel boschetto adiacente l’osservatorio e il (meritato) pranzo, alle 14.30 è stato ufficialmente aperto lo star party, come da programma.

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I primi astrofili hanno iniziato ad arrivare circa due ore dopo, e subito è stata gara ad accaparrarsi i posti migliori per piazzare il telescopio; il gran caldo però ha rallentato parecchio queste operazioni, e ci abbiamo impiegato il doppio del tempo per fare una cosa che normalmente ne richiede la metà: persino percorrere la lieve salita dal cancello all’osservatorio è stata ardua impresa…

Verso le 17:30 sono arrivati anche Giuliano e Carlo di Tecnosky con il magnifico binocolo Ibis 100 HD e la montatura a moto armonico Crux 170 su cui era montato il rifrattore Tenosky 102. Nel frattempo i posti disponibili nel piazzale di fronte all’osservatorio si sono esauriti rapidamente, ma fortunatamente tutto si è risolto nel più tranquillo dei modi e non ci sono state risse tra astrofili. Meno male… tra gli altri, i miei “vicini” di telescopi erano Paolo e Claudia con i rispettivi strumenti: assieme alla sottoscritta, uno sparuto ma agguerrito gruppetto di visualisti contro l’immenso esercito degli astrofotografi.

Alle 20:30 c’è stata la premiazione del concorso di astrofotografia dello Skymeeting dello scorso 27 maggio, questi i primi tre classificati con i relativi soggetti astrofotografati:

1° posto: Flavio Simeone M 13

2° posto:  Marco Favuzzi NGC 7000 Nebulosa Nord America

3° posto: Paolo Cascone M 81 e M 82

Davvero delle splendide immagini, a me personalmente quella che è piaciuta di più è stata la Nord America di Marco, ottenuta con una Canon EOS 70 D non modificata!

E dopo la premiazione è arrivato il momento della cena a buffet, in cui ognuno ha portato qualcosa; anche io ho contribuito con una torta al cioccolato preparata da mia mamma. Avete presente l’effetto cavalletta? Quello che attira in modo incontrollato orde di esseri umani affamati, astrofili in questo caso, verso la zona buffet, allo stesso modo in cui l’attrazione gravitazionale ci tiene con i piedi incollati per terra? Be’, è quello che è successo sotto ai gazebo vicini all’osservatorio: nonostante le richieste mie, di Claudia e Valentina di aspettare dieci minuti che fosse tutto pronto, non c’è stato nulla da fare: il 95% dei cibi presenti è stato spazzolato in meno di un’ora, e della torta di cioccolato alla fine rimanevano solamente le briciole. Anche le zanzare hanno iniziato a mangiare a volontà, noi poveri astrofili però, e ad un certo punto ho dovuto correre a mettermi i pantaloni lunghi. L’Autan è stato uno dei prodotti più gettonati in assoluto della serata.

Tra molte zanzare, chiacchiere e risate il cielo è diventato buio; verso le 22.30 c’è stato un fuggi fuggi generale di astrofili dalla zona buffet a quella telescopi: che bello, finalmente potevano osservare il pianeta Giove! Che però non è stato un gran vedere, a causa del seeing non buono dovuto alla presenza di dense foschie all’orizzonte sud ovest; nonostante questo le bande equatoriali erano ben osservabili. Poco dopo ci siamo rifatti gli occhi con Saturno, che ci ha offerto una visione decisamente migliore: a tratti, era intuibile addirittura la Divisione Cassini. Ma una brutta sorpresa era in agguato per noi: le nubi, dapprima presenti come lievi veli, sono diventate sempre più dense fino a coprire porzioni di cielo sempre più ampie di cielo. Gli amici astrofotografi hanno iniziato a imprecare perchè non riuscivano a trovare la stella guida, oppure, se la trovavano, scompariva subito dietro le nuvole. A breve però sono stati seguiti a ruota anche dai visualisti: e vai, Cassiopea è libera, andiamo a guardare gli ammassi aperti che ci sono lì. Il tempo di puntare il telescopio, e Cassiopea…puf…non c’è più! Va bè, pazienza, andiamo nella Lira, forse ce la facciamo ancora. E che cavolo…nuvole anche lì, nuvole dappertutto! Tra una nuvola e un accidente al meteo, qualcosina sono comunque riuscita ad osservare col Newton 200 f/5:

M 13 ammasso globulare in Ercole, visto anche col binocolone

M 27 nebulosa planetaria nella Volpetta, vista solo col binocolone

M 57 nebulosa planetaria nella Lira

M 11 ammasso aperto nello Scudo

M 71 ammasso aperto nella Freccia, visto solo col binocolone a seguito di richiesta di conferma che fosse proprio lui da parte di Carlo

NGC 457 ammasso aperto in Cassiopea, noto come il Gufo o la Civetta per via della caratteristica disposizione delle sue stelle

NGC 436 ammasso aperto in Cassiopea, proprio al limite delle possibilità osservative del mio Newton

Purtroppo verso mezzanotte e mezza il cielo si è coperto del tutto, e le uniche stelle visibili erano quelle del Triangolo Estivo, poi neanche più quelle. Altro fuggi fuggi generale di astrofili: stavolta però dal campo di osservazione alle macchine, molti sono ritornati a casa, tranne Alessandro, Fabrizio, Valentina, Davide, Martino e la sottoscritta. Ci siamo fermati a chiacchierare ancora per un bel pò, sedendoci di fronte all’osservatorio. Verso le 2 di notte il cielo si è inaspettatamente aperto, permettendoci di godere di una magnifica stellata: ci tocca rimontare tutto? Oh no…questo dubbio è stato fugato dopo un’oretta da una nuova e stavolta definitiva chiusura del cielo, che non ha lasciato scampo. A questo punto, ci è toccato andare a dormire…

Il mattino dopo Alessandro e Davide sono rientrati a casa, e nel pomeriggio è toccato anche a noi, ultimi irriducibili dello star party. Pazienza, il meteo non ha collaborato, ma le risate tra noi astrofili, un’ottima compagnia di amici con cui condividere la stessa passione per l’astronomia e la fondamentale g-astronomia sono state impagabili.

VI Star party di Alpette, 17 – 18 giugno 2017

L’ultima volta che sono stata ad Alpette risale all’ormai lontano 2006: in tale occasione, e cioè una serata astronomica pubblica organizzata presso il locale osservatorio astronomico, feci da assistente al dott. Walter Ferreri, astronomo dell’Osservatorio Astrofisico di Torino. Poi, tra una cosa e l’altra, da allora non sono più riuscita a mettere piede ad Alpette.

Circa due settimane fa ho letto, per puro caso, un post sulla pagina Facebook degli Amici del Polo Astronomico, l’attuale associazione di astrofili che gestisce l’osservatorio astronomico e il planetario, che diceva dell’imminente  VI star party fissato per sabato 17 e domenica 18 giugno:

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Quale migliore occasione di uno star party per ritornare ad Alpette, e scappare via per qualche ora dal caldo afoso e opprimente che faceva in quei giorni a Torino? Detto fatto: venerdì sera carico la macchina, riempiendola di telescopi e molte altre cose utili per uno star party, e parto sabato nel primo pomeriggio. Dopo un’ora e mezza circa e molte curve finalmente arrivo ad Alpette.

Alpette è un piccolo paesino a 51 km a nord da Torino, a 957 m s. l. m. Noto come località di villeggiatura estiva, dal 1972 ospita anche un piccolo osservatorio astronomico, voluto dal parroco Don Giovanni Capace, che inizialmente era sul tetto della casa parrocchiale, dove vi rimarrà fino al 1987, anno in cui verrà trasferito in cima all’edificio comunale, dove si trova tutt’ora.

L’osservatorio astronomico presenta una strumentazione di tutto rispetto: sotto la cupola metallica da 5,5 m di diametro, troneggia un bel telescopio Rirchey-Chretien con apertura di 60 cm f/8, affiancato da un telescopio rifrattore apocromatico da 12 cm con lunghezza focale di 1 m.

Il telescopio Ritchey – Chretien dell’Osservatorio Astronomico di Alpette. Fonte: http://www.osservatorioalpette.it

Ad Alpette trovo ad accogliermi un Sole splendente e alcuni astrofili dell’associazione; alcuni telescopi fanno già bella mostra di sè. Anche se il Sole è ancora alto, non perdo tempo, inizio subito a montare anche i miei strumenti: il Newton 200 f/5, che ormai mi accompagna da 13 anni, e il telescopio solare Lunt LS-35 H-alfa, anche esso già con quasi 7 anni di servizio alle spalle. Tra un contrappeso, un’ottica e una fotografia ho il piacere di scambiare due chiacchiere con alcuni degli Amici del Polo astronomico, tra cui Davide, Luca ed Ernesto; ci sono anche altri astrofili appartenenti all’Associazione Segusina Astrofili e Luigi, un astrofilo alle prime armi.

Approfitto delle lunghe ore che ci separano dal tramonto anche per visitare il planetario, dove non ero mai stata: inaugurato nel 2010, ha una cupola di 8 m di diametro e 54 posti a sedere. Il filmato che ci viene proposto è un affascinante viaggio nel cosmo: partiti dalla Terra, grazie alla fantasia e alle bellissime immagini che man mano vengono proiettate, ci troviamo a viaggiare sempre più lontano nello spazio: dopo aver attraversato il Sistema Solare, ci spingiamo verso lo spazio profondo, fino a raggiungere alcune lontane galassie. Dopo questa proiezione, Ernesto ci insegna a riconoscere la stella Polare proiettando una riproduzione della mappa del cielo che sarebbe stato visibile quella stessa sera. In realtà già sapevo trovare la stella Polare, ma si sa mai, un ripasso fa sempre bene, nel caso un meteorite mi cadesse sulla testa privandomi della memoria…

Io e Davide ne approfittamo per mostrare il Sole ai curiosi che passano di lì attraverso i nostri telescopi solari: il suo strumento è il Lunt LS-60 H-alfa, di cui posso apprezzare il maggiore potere risolutivo, grazie a cui diventa possibile scorgere dettagli molto fini. Visto che abbiamo ancora molto tempo, ne approfittiamo anche per effettuare alcune riprese solari, le mie sono disponibili qui. Devo dire che la piccola telecamera QHY5-II-M mi sta regalando grandi soddisfazioni, anche se è da pochissimo che mi sono avvicinata all’astrofotografia. Con sorpresa (l’attività solare sta scendendo lentamente verso il minimo) scorgiamo un paio di macchie con ombra e penombra, di forma quasi circolare, e altre molto più piccole, senza la penombra attorno.

Tra molte chiacchierate, arriva l’ora di cena: andiamo in un bar ristorante a 5 minuti a piedi dall’osservatorio, e lì, tra un piatto e l’altro, salta fuori che gli astrofili di Susa hanno problemi con due fari che puntano, guarda caso, proprio verso la loro sede sociale, presso il Castello della Contessa Adelaide, e sono piuttosto fastidiosi per le osservazioni astronomiche. Accidenti, che seccatura…come eliminare questo fastidioso disturbo luminoso? Ci siamo sbizzarriti con le ipotesi più disparate, che comprendevano lanci di oggetti contundenti con le fionde, taglio dei cavi di alimentazione, sommosse popolari da parte degli astrofili, un nuovo regolamento dell’illuminazione pubblica etc. Alla fine però non siamo giunti ad una decisione univoca.

Finalmente il cielo diventa buio, la piccola piazza dietro l’osservatorio si riempie di famiglie con bambini e curiosi desiderosi di osservare il cielo: si parte! Noi astrofili siamo in posizione a fianco dei nostri telescopi, pronti a mostrare le meraviglie dell’universo a chi lo desidera. Iniziamo a puntare Giove, che splende verso sud – est, all’interno della costellazione della Vergine.  Il gigante gassoso suscita subito l’entusiasmo dei più piccoli, che, nonostante tutto, sono anche abbastanza disciplinati, visto che non si appendono alla Tarzan al portaoculari del telescopio, meno male. Ma Giove cattura anche l’attenzione dei più grandi: grazie al seeing piuttosto buono, oltre alle bande equatoriali, è possibile scorgere anche alcune bande polari più tenui e addirittura la Grande Macchia Rossa, una gigantesca tempesta dell’atmosfera gioviana grande circa 2,5 volte la Terra!

Cliccare sull’immagine sottostante per vedere le foto dello star party

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Nel frattempo, le attività fervono anche in osservatorio: vedo gruppi molto numerosi salire in cupola per accostare l’occhio al telescopio, per molti di loro è la prima volta che osservano attraversano il telescopio, e tutti ne sono estremamente soddisfatti!

In piazza continuiamo imperterriti a mostrare Giove, ma verso le 23:30 sorge anche Saturno, che regala sempre grandi soddisfazioni per via del suo maestoso sistema di anelli: stasera è visibile anche la Divisione Cassini, grazie al seeing buono. Visto che ho piazzato il mio telescopio in una posizione un poco infelice, quasi sotto il tetto di una casa, devo aspettare ancora una mezzoretta prima di poter osservare a mia volta Saturno e di poterlo mostrare anche agli altri. Ad un certo punto passa di lì anche Walter Ferreri, che umilmente mi chiede di poter osservare Giove attraverso il mio telescopio.

Verso mezzanotte, quando molte persone vanno via, noi astrofili possiamo finalmente osservare qualche oggetto di profondo cielo. Il cielo è molto limpido, e mi sembra doveroso puntare subito M 13, quasi allo zenith, che grazie all’oculare Tecnosky da 13 mm di focale appare in tutto il suo splendore. Che meraviglia, avevo proprio voglia di rifarmi gli occhi con quello spolverio di stelle che nitidissime fanno bella mostra di sè nell’oculare. Nel corso della serata finiscono all’interno del tubo anche altri oggetti deep – sky: 

M 27 nebulosa planetaria nella Volpetta

M 57 nebulosa planetaria nella Lira

M 71 ammasso globulare nella Freccia

Cr 399 asterismo noto anche come Gruccia o Attaccapanni, per la caratteristica figura formata dalle stelle che lo compongono; si trova nella Volpetta

M 56 ammasso globulare nella Lira

M 4, M 80 ammassi globulari  nello Scorpione

IC 4665 ammasso aperto in Ofiuco

M 52, NGC 7789, NGC 457 ammassi aperti in Cassiopea

M 108 galassia nell’Orsa Maggiore

M 11 ammasso aperto nello Scudo

Alle 23:30 faccio salgo in osservatorio assieme agli altri astrofili per osservare Saturno ed M 13, e ne approfitto anche per fare un giro sul balcone che gira tutto attorno alla cupola e qualche foto, dopodichè ritorno in piazza con l’idea di continuare ad osservare.

Purtroppo, verso le 2:00, arrivano dei pesanti veli, che si diffondono in tutto il cielo impedendoci di osservare: accidenti, ma proprio ora che ho il Velo del Cigno in posizione ottimale? Che grande scocciatura… a malincuore molti di noi sono costretti a smontare gli strumenti e ad andare a dormire. Pazienza, siamo comunque soddisfatti della serata.

La mattina dopo, un pò assonnati nonostante le decine di caffè, siamo pronti per le 10 per far osservare il Sole attraverso i telescopi solari ai curiosi. Wow che meraviglia! Oggi sulla nostra stella compaiono diverse belle protuberanze, che ieri non erano visibili. Presi dall’entusiasmo, io e Davide tentiamo qualche scatto veloce al volo per immortalarle, ecco qui le mie.

Assorti come siamo nelle riprese e nelle osservazioni solari, quasi ci dimentichiamo di pranzare, ma arriva un nuovo fronte nuvoloso che ci costringe a smontare gli strumenti, che si dissolverà parzialmente nel pomeriggio. Dopo pranzo mi fermo a chiacchierare con gli astrofili, e infine saliamo un’ultima volta in osservatorio per osservare il Sole, stavolta attraverso il rifrattore apocromatico da 12 cm montato in parallelo al grande Ritchey-Chretien e filtrato attraverso un filtro in Astrosolar: ecco due belle macchie, con tanto di penombra e filamenti! Peccato però che il seeing non è favorevole, l’immagine ribolle tutta.

A questo punto purtroppo giunge il momento di ritornare nella calda Torino, non ne ho mica voglia. Sono però contenta di aver partecipato allo star party di Alpette e soprattutto di aver incontrato tante altre persone che, come me, hanno preso il virus dell’astronomia e non sono più riuscite a liberarsene e che spero di incontrare di nuovo magari in occasione della VII edizione dello star party di Alpette, o prima!

Per saperne di più sull’Osservatorio Astronomico di Alpette:

http://www.osservatorioalpette.it/

http://www.comune.alpette.to.it/index.php?option=com_content&view=article&id=455&Itemid=42

http://polo-astronomico-di-alpette-star-party-2017.webnode.it/

http://polo-astronomico-di-alpette-star-party-2017.webnode.it/polo-astronomico-don-giovanni-capace/

https://it-it.facebook.com/amicidel.poloastronomico

 

XXV Star party Saint Barthelemy, 2 – 3 – 4 settembre 2016

Da venerdì 2 settembre a domenica 4 settembre 2016 si è svolta a Saint Barthelemy, Valle d’Aosta, la 25-esima edizione del tradizionale star party. Già, avete letto bene: proprio l’edizione numero 25, vuol dire che lo star party più antico d’Italia ha raggiunto il notevole traguardo del quarto di secolo. Questo star party ha rappresentato il mio decimo star party a Saint Barthelemy: ho iniziato a frequentare questo posto nel 2007, e da allora non l’ho più abbandonato. E questo anno avevo un motivo in più per partecipare: essendo appena rientrata dalla Namibia, con gli amici “namibiani” abbiamo anche presentato un poster sulla nostra bellissima esperienza di osservazione del cielo australe.

Sono salita a Saint Barthelemy giovedì 1 settembre perchè la mia presenza era richiesta dai colleghi dell’Osservatorio Astronomico Valdostano per alcuni lavori relativi alla logistica dello star party, vale a dire attaccare i fondamentali striscioni “Reception” e “Abbassare le luci”, anche se quest’ultimo avvertimento è stato regolarmente disatteso, perchè per tutto lo star party diverse macchine con le luci bianche accese a tutto spiano percorrevano in lungo e in largo la strada che va verso il campo sportivo, fulcro delle ultime edizioni dello star party. Accidenti, se solo avessi potuto tirare le orecchie e staccare le braccia a tutti questi distruttori dell’adattamento della vista al buio, conquistato in molti minuti…e non ero la sola a pensarlo, vicino a me, sabato notte nel campo sportivo, c’era Franco Bertucci, astrofilo milanese noto per le sue colorite invettive contro qualunque tipo di luce bianca acceso a sproposito durante gli star party, e non solo contro di loro, come vedremo in seguito.

Dovendo sostituire una mia collega, quest’anno ho vissuto lo star party “dal di dentro”: nel senso che mi hanno piazzato alla reception expo, davanti a uno dei capannoni bianchi del campo sportivo, dandomi un’unica istruzione: far pagare a tutti il biglietto e dare gli omaggi per poter entrare a visitare gli stand dei rivenditori di telescopi e poter sentire le conferenze. Questo è accaduto il 2 e il 3 settembre dalle 8 del mattino alle 8 di sera. Certo, è stato un pò faticoso, ma sono stata la persona più felice del mondo: avrei potuto salutare tutti, ma proprio tutti, gli amici, essendo costretti a passare da me per accedere ai tendoni expo strumentazione e seminari! Cosa che non avrei potuto fare se fossi andata più in giro, perchè magari io sarei stata da una parte, gli amici dall’altra, con conseguente rischio di non riuscire a salutarli tutti durante i frenetici giorni che caratterizzano questo star party.

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La sera di giovedì 1 settembre, finiti i lavori per l’osservatorio, ho girato un pò constatando come le piazzole per gli astrofili dietro l’osservatorio fossero già gremite: si trattava solo di un assaggio di quello che sarebbe successo a partire dal giorno dopo e ancora di più sabato 3 settembre. Il pomeriggio è trascorso velocemente chiacchierando con altri astrofili, e uno di loro, che affittava uno spazio nelle piazzole dietro l’osservatorio, si è reso conto troppo tardi di essere l’unico visualista con Dobson da 40 cm di diametro in mezzo a tanti astrofotografi, come si vede nella foto qui sotto: il suo telescopio è vicino alla tenda blu. Adesso non so come sia andata a finire, ma deve essersi spostato da un’altra parte nei giorni dello star party.

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Le piazzole dietro l’osservatorio affollate di telescopi

Venerdì 2 settembre, di buon’ora, hanno iniziato ad arrivare i primi espositori; quest’anno erano presenti Tecnosky, Artesky, Geoptik, Teleskop Service, Auriga, PrimaLuceLab, RSA Cosmos, Skypoint e la Canon, più gli stand del Gruppo B Editore e del CICAP. Poco dopo hanno iniziato ad arrivare anche i primi astrofili. Visto che il venerdì molte persone magari lavorano ancora, nei momenti di tranquillità ne ho approfittato per curiosare tra gli stand dei rivenditori di telescopi: il mio sguardo è subito stato attirato dai due Dobson Nadirus da 12″ e 16″, che facevano bella mostra di sè nello stand della Geoptik. Non mi sono comprata il Nadirus da 16″, il telescopio dei miei sogni (ma prima o poi mi toccherà rimediare), ma in compenso ho chiesto ai ragazzi dell’Auriga se avevano i ricambi per la pulsantiera del mio telescopio Newton 200 f/5 su montatura HEQ5: a causa dell’uso intensivo negli ultimi 12 anni, ne ho semidistrutto la pulsantiera.

Durante la mia permanenza alla reception dell’expo astronomica, ho potuto seguire le fasi di montaggio di ben due Dobson: uno da 60 cm f/5 con finiture di un vivace colore blu elettrico, e l’altro da 76 cm e lunghezza focale di 3 m, usato poi anche da Franco Bertucci. Ad un certo punto mi si è presentata una famigliola formata da papà astrofilo, moglie e bimbo, astrofilo pure lui: questo bimbo è stato l’unico a visitare l’expo, davvero un fenomeno! E tutte le volte che entrava nei tendoni, avreste dovuto vedere con quale orgoglio mi mostrava il suo tesserino.

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Il Dobson da 76 cm

Oltre alle attività ai tendoni expo e seminari, ci sono state numerose attività presso l’osservatorio e il planetario: in particolare i laboratori proposti dai ragazzi della British Interplanetary Society sulla costruzione di razzi in scala (che poi venivano veramente lanciati!) e su come pilotare un rover marziano; in più era presente anche un simulatore della Soyuz, la capsula russa che attualmente è l’unica astronave con equipaggio umano in grado di servire la ISS: con il simulatore è stato possibile simulare la manovra di attracco della Soyuz a uno dei boccaporti della Stazione Spaziale. Purtroppo non ho potuto assistere ai lanci dei razzi per ragioni lavorative, ma mi hanno detto che è stato emozionante vederli staccarsi dal suolo, e poi vederli atterrare con tanto di paracadute.

Dopo una abbondante cena all’ostello della gioventù, finalmente mi sono preparata per la lunga note che mi aspettava: prima meta è stata la piazza di Lignan, storico ritrovo per gli astrofili durante lo star party, dove ho ritrovato gli amici astrofili del Planetario di Ravenna: Paolo Morini, Paolo Alfieri, Marco e Dino. L’oggetto dell’animata discussione in cui erano coinvolti era la possibilità di osservare o meno Mu Cygni, una stella doppia con le due componenti molto sbilanciate in magnitudine, attraverso un rifrattore da 80 mm di diametro. Mi hanno chiesto di osservare, e non mi sono tirata indietro: mi è sembrato di intravedere la secondaria, ma con estrema difficoltà, a destra della componente principale. Anche a loro è sembrato di vedere la stessa cosa. In realtà, da un controllo effettuato dopo lo star party con un telescopio più potente, è emerso che ci siamo presi un mezzo abbaglio: la nostra componente più debole non c’era, ma ce n’era un’altra in una posizione differente. Pazienza, vorrà dire che al prossimo star party ci faremo prestare un Dobson di minimo mezzo metro di diametro per osservarla…Constato come la notte sia caratterizzata da una temperatura eccezionalmente mite, che mi permette di stare per quasi due ore in T-shirt, con grande disappunto delle altre persone nei pressi, imbacuccate come se dovessero partire per il polo nord. Tale temperatura si manterrà così anche la notte successiva, solo l’umidità aumenterà appena.

La seconda tappa del nostro itinerario notturno è stata ovviamente il Dobson da 1 m di diametro e 5 m di lunghezza focale di Fabio Marinoni, non ho potuto resistere alla tentazione di guardarci dentro! La particolarità di questo strumento sta nel suo schema ottico, perchè si tratta di un Newton modificato: il fascio luminoso, dopo essere stato riflesso dal tradizionale specchio primario a sezione parabolica, viene mandato ad uno specchio secondario a circa 2/3 dell’altezza del tubo del telescopio, sistemato come nei Cassegrain, e infine allo specchio terziario inclinato a 45° rispetto all’asse ottico come nel Newton tradizionale. Con questo accorgimento l’altezza del fuoco viene a trovarsi a circa 3 m dal suolo e non a 5, riducendo così la probabilità di farsi molto male in caso di rovinosa caduta dalla scala. Questo strumento ha richiesto un lavoro di 7 anni, che Fabio ha ricavato nei ritagli di tempo. Davvero un’impresa titanica. Però ne è valsa la pena, perchè abbiamo potuto ammirare gli ammassi globulari M 3 ed M13 che ci hanno offerto uno spettacolo unico, visto che era possibile risolverli fino al centro!

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Il Dobson da 1 m

La terza tappa del nostro itinerario notturno è stata il campo sportivo, dove abbiamo fatto visita agli amici Piero e Patrizia, che erano presenti assieme ad altri astrofili del loro gruppo: attraverso il loro Dobson da 30 cm abbiamo osservato NGC 891, la Saturn Nebula,  M57, M13, M27, NGC 7662 cioè la nebulosa planetaria in Andromeda, la planetaria Occhio di Gatto (NGC 6543) nel Dragone e la galassietta nel Dragone, cioè NGC 6503. Molte osservazioni e chiacchiere dopo, ci siamo diretti verso le postazioni osservative di Alessandra, Attilio, Martino, Davide, Luigi e molti altri amici astrofili che avevano schierato un autentico esercito di telescopi a metà del campo sportivo: con Alessandro e Davide abbiamo provato a cercare la galassia NGC 7331 nel Pegaso attraverso il C11 di Davide, ma senza risultato, a causa di un problema con la procedura di allineamento celeste. Basta, osserviamo altro, ci siamo detti! Così abbiamo puntato gli ammassi aperti in Auriga, in particolare M 37 ci ha offerto una visione spettacolare che ci ha fatto subito dimenticare l’insuccesso nell’osservazione di NGC 7331. Poco dopo abbiamo osservato il Doppio Ammasso di Perseo.

A malincuore, ho dovuto andare a dormire verso le 3:30, con ancora due orette di notte astronomica davanti, perchè il giorno dopo (o meglio, poche ore dopo) avrei dovuto di nuovo essere operativa per la reception expo, a partire dalle 8: accidenti, non avessi avuto questo compito così impegnativo mi sarei fermata tranquillamente fino all’alba. Pazienza, sarà per il prossimo anno.

Sabato 3 settembre la reception expo (e quindi anche chi scrive) è stata presa letteralmente d’assalto dagli astrofili desiderosi di ascoltare le conferenze e visitare gli stand dei rivenditori di strumentazione astronomica: non ho fatto una stima precisa, ma nell’arco della giornata saranno passate più di 500 persone. Tra di loro, circa l’80% erano miei amici o comunque astrofili già incontrati nei precedenti star party. In mezzo a loro, oltre a Giulia,  una mia collega del Planetario di Torino e al collega Luciano dell’Osservatorio Astrofisico di Torino, anche Franco Bertucci e Carlo Maccagnan che poi la sera hanno dato spettacolo col dobson da 76 cm, e il gruppetto dei “namibiani” andati prima di noi alla Tivoli Farm: Emmanuele Sordini, Giosuè Ghioldi, Luigi Fontana e Lorenzo Comolli, con cui è stata obbligatoria la foto di rito davanti al poster sulla Namibia, rigorosamente vestiti con la camicia della Tivoli Farm!

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Eccoli, i namibiani! Da sinistra a destra Attilio, Alessandra, Lorenzo, Luigi, Giovanna, Giosuè, Piero, Patrizia. Accucciato Andrea.

Fortunatamente il resto della giornata alla reception expo è trascorso senza intoppi, e finalmente alle 20 ho potuto andare a cena all’ostello. Dopo cena, smessi i panni dell’addetta alla reception e indossati di nuovo quelli dell’astrofila, sono uscita per la mia seconda notte di osservazioni: in teoria potevo montare il mio telescopio, ma alla fine non ho fatto così perchè secondo me la cosa più bella di uno star party è andare a curiosare da un telescopio all’altro e scambiare due parole con gli amici o chiedere loro consigli per l’osservazione, oppure provare gli strumenti messi a disposizione dai rivenditori. E così ho fatto: visto che il rifrattore Tecnosky apocromatico Goliath da 210 mm di apertura f/6 era lì a disposizione, ne ho approfittato subito per godermi una visione mozzafiato del Doppio Ammasso di Perseo: wow! Sembrava quasi di essere dentro un’astronave.

Dopo tale mirabile visione, siamo andati tutti da Franco Bertucci e soprattutto dal suo Dobson da 76 cm per fare una bella indigestione di galassie: oltre al Quintetto di Stephan e al piccolo ammasso di galassie nei dintorni di NGC 7331, Franco ci ha proposto l’osservazione di un ammasso di galassie a cavallo tra l’Acquario e il Pesce Australe; una delle galassie meglio visibili di questo ammasso è stata NGC 7229, una galassia spirale barrata. Sono anni che lo conosco, ma Bertucci continua sempre a stupirmi per la quantità di oggetti deep sky che conosce a memoria senza bisogno di consultare mappe o atlanti, davvero notevole. E non i Messier (banali per lui), ma gli NGC ed IC! Dicevo all’inizio che Bertucci è noto per le sue invettive contro chi accende indiscriminatamente le luci bianche agli star party: ad un certo punto, nel cuore della notte, fa la sua comparsa un gruppetto di persone con tanto di smartphone e luci bianche all’ennesima potenza. Franco inizia a chiedere insistentemente di spegnere la luce, ma loro, nulla, sembra che proprio non ci sentano. Allora chiede: “Ma siete sordi????” Queste persone erano veramente dei sordomuti che poco prima avevano visitato l’osservatorio…aiuto, che figuraccia megagalattica! Fortunatamente tutto si è risolto per il meglio, senza nessuna rissa. Un’altra spina nel fianco del povero Bertucci sono gli astrofotografi, che secondo lui cambiano l’aspetto delle nebulose che riprendono a loro piacimento, aggiungendo o togliendo gas e colori come vogliono e quanto vogliono. Che ridere…peccato però che mentre Bertucci stava dicendo queste cose, proprio in quel momento passa Comolli, noto astrofotografo…altra rissa evitata, grazie al suo forte autocontrollo. Pensate un pò, come pena del contrappasso a Bertucci è toccato fare da giudice per il concorso di astrofotografia. Ecco, questi due aneddoti servano da lezione ai neofiti che (forse) leggeranno queste pagine: mai accendere luci bianche allo star party di Saint-Barthelemy, specialmente nella zona Dobson dove c’è Bertucci. E mai nominare la parola astrofotografia, potreste pentirvene amaramente. Date queste doverose avvertenze, posso ora riprendere il racconto dello star party. Dopo aver osservato al Dobson di Bertucci, assieme ad un ex stagista dell’osservatorio, Fabio, e alla sua ragazza, siamo partiti alla volta del gruppo di astrofotografi alla ricerca di preziosi consigli e suggerimenti per avvicinarci ad essa. Siamo arrivati sani e salvi a destinazione, evitando accuratamente di inciampare nei numerosissimi cavi attorno ai loro telescopi, e questa è un’altra lezione per i neofiti: prestare la massima attenzione quando si entra nel territorio degli astrofotografi: è come un terreno minato, solo che al posto delle mine ci sono i cavi di alimentazione di telescopi, computer, camere CCD etc etc etc. Non c’è nulla di più pericoloso di un astrofotografo molto arrabbiato a cui viene a mancare la corrente improvvisamente mentre sta riprendendo una certa nebulosa che solo lui conosce, magari che richiede minimo 15 ore di posa: come minimo rischiate di beccarvi sulla testa una coppia di contrappesi da 6 kg l’uno. Parlando con Comolli e i suoi amici, ci siamo resi conto che c’è veramente parecchio lavoro da fare, specialmente per operare ad altissimi livelli! Nonostante il buio, riuscivo a percepire la perplessità sul viso del povero Fabio, temo che anzichè dedicarsi all’astrofotografia virerà decisamente verso l’osservazione visuale… Dopo ci siamo diretti di nuovo verso il gruppo degli amici visualisti, dove abbiamo potuto ammirare una marea di altri oggetti di profondo cielo, tra cui una meravigliosa M 57 nel C8 di Attilio (ridenominato “Otto”). Sempre a malincuore, e sempre per ragioni lavorative del giorno seguente, ad una certa ora mi è toccato di nuovo andare a dormire. E in effetti domenica 4 settembre ero già in piedi, dalle 8; fortunatamente non mi è toccato fare di nuovo i biglietti, anche perchè avendo dormito 7 ore in 2 notti, la mia lucidità mentale era scarsina. Finalmente ho potuto visitare con tutta la calma necessaria gli espositori di strumentazione astronomica, e i due telescopi autocostruiti esposti nella sede del locale gruppo di astrofili “Per amor del cielo”: uno era una riproduzione di uno dei cannocchiali di Galileo, l’altro un telescopio rifrattore 203/1800 dal tubo in legno lucidato.

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Il rifrattore 203/1800 in legno

Mentre scattavamo foto tra noi e ai telescopi, alle 11 abbiamo potuto ascoltare il concerto della banda musicale “La Lyretta”, che sicuramente avrà definitivamente svegliato gli ultimi astrofili ancora addormentati. Alle 12 ci sono state le premiazioni del concorso di astrofotografia digitale, primo classificato Paolo Demaria con una splendida ripresa della Iris Nebula in Cefeo, che sembrava in 3D! Fortunatamente non ho fatto parte della giuria, perchè la scelta sarebbe stata piuttosto ardua.

Lo star party si è concluso con i ringraziamenti da parte di Paolo Calcidese a tutte le autorità che hanno patrocinato questo XXV star party, agli astrofili partecipanti etc con l’augurio di ritrovarsi tutti per il XXVI star party di Saint Barthelemy. Che dire? Si è trattato davvero di un grande star party, con due notti totalmente serene. Speriamo di ripetere il prossimo anno, e nel frattempo…cieli sereni e bui a tutti! 

Le foto dello star party

 

Gita all’osservatorio di Cà del Monte, Cecima (PV), 2-3 aprile 2016

Sabato 2 e domenica 3 aprile assieme a diversi amici astrofili mi sono concessa un weekend all’insegna della cultura e dell’astronomia: abbiamo infatti deciso di visitare la città di Pavia, dove alcuni di noi non erano mai stati, la Certosa di Pavia e naturalmente l’Osservatorio Astronomico di Cà del Monte (Lat. 44°48’51.6” N – Long. 9°4’43.8” E), Cecima (PV), situato a 670 m s.l.m.

Il nostro itinerario è iniziato il 2 aprile mattina nella città di Pavia, dove abbiamo visitato le chiese del Duomo e di San Michele Maggiore, per poi fare una piacevole passeggiata per la città alla scoperta del Ponte Coperto e di altri scorci caratteristici. Volgendo lo sguardo verso il lato opposto della piazza in cui si trova la chiesa di San Michele Maggiore, ai nostri sguardi curiosi non è sfuggito l’orologio solare dipinto sulla parete di un palazzo: si tratta di una meridiana a ore astronomiche (le ore del nostro orologio), sui cui compaiono le ore solari in alto mentre quelle estive sono indicate in basso, come si può vedere dall’immagine in basso.

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L’orologio solare di piazza San Michele

Il nostro giro è poi proseguito nel pomeriggio con la visita della Certosa di Pavia, complesso monastico edificato alla fine del XIV secolo per volere di Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano. Inizialmente abitato dai monaci certosini, in seguito ad essi subentrò una comunità di monaci cistercensi, che attualmente si occupano della manutenzione della Certosa e delle visite guidate per il pubblico. Un monaco cistercense ci ha accompagnato in giro per la Certosa, mostrandoci le sue numerose meraviglie, per esempio gli affreschi all’interno della chiesa in stile gotico rinascimentale, e una magnifica pala d’altare in avorio finemente intarsiata, rappresentate nelle immagini sottostanti.

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La Certosa di Pavia

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Gian Galeazzo dona alla Madonna la Certosa – Bergognone [Credit immagine: Wikipedia]

 

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Baldassarre degli Embriachi, Trittico in avorio (1409) [Credit immagine: Wikipedia]

Già che c’eravamo, ne abbiamo approfittato per visitare anche il Museo della Certosa, un piccolo museo ricchissimo di calchi in gesso e disegni di diversi fregi che ornano la Certosa. E’ presente anche una piccola pinacoteca al piano superiore del Museo.

Terminata la visita della Certosa, finalmente siamo saliti in macchina per dirigerci verso la destinazione finale del nostro giro: l’Osservatorio Astronomico di Cà del Monte!

Dopo un’oretta e mezza circa di macchina siamo giunti all’agriturismo Cà del Monte, dove il personale gentilissimo ci ha accolti e fatto sistemare nelle stanze. Dopo esserci riposati un momento, immancabile è sopraggiunto il primo attesissimo appuntamento: la cena all’agriturismo! Se è la prima volta che capitate sul mio blog, sappiate e ricordatevi che la gastronomia e l’astronomia vanno di pari passo. Sempre e comunque, specie se siete astrofili senza più alcuna speranza di guarire dal virus dell’astronomia.

Dopo la cena ci siamo incamminati verso l’osservatorio che abbiamo raggiunto in cinque minuti. L’osservatorio e l’agriturismo sono totalmente immersi nella natura delle campagne pavesi, un luogo davvero spettacolare, peccato solo che il cielo coperto ci abbia accompagnato per entrambi i giorni, tranne per circa un’oretta proprio la sera del sabato, durante cui abbiamo avuto il piacre di osservare un Giove stupendo come da tempo non lo vedevamo: il seeing era molto stabile, per cui siamo riusciti ad osservare benissimo la Grande Macchia Rossa, le zone polari e le bande temperate che caratterizzano l’atmosfera del gigante gassoso! Roba da non credere, cose che neanche voi umani potete immaginare. Lo strumento attraverso cui abbiamo osservato Giove era un Dobson da 35 cm di diametro. Purtroppo il cielo si è poi coperto, e non ci è stato possibile osservare altro. Ma nessun problema, perchè il piano B per ovviare all’inconveniente è stata una conferenza di Cristiana, una simpatica ragazza che lavora all’osservatorio, che ci ha parlato della visibilità dei principali corpi celesti per il mese di aprile, e di eventi astronomici avvenuti in passato sempre nel mese di aprile.

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L’Osservatorio di Cà del Monte

Dopo la conferenza, io e gli amici astrofili ci siamo intrattenuti a parlare con Matteo e Fabrizio, due nostri cari amici che lavorano all’osservatorio; tra una chiacchiera e l’altra abbiamo tirato tardi, e alla fine siamo andati a dormire che erano quasi le 2 di notte…stanchissimi ma soddisfatti.

Il giorno dopo alcuni di noi hanno deciso di recarsi a Varzi per dedicarsi allo studio ravvicinato di vari tipi di salumi, mentre Martino e io abbiamo optato per una passeggiata nei boschi, nella speranza di farci venire un pò di fame per poter affrontare l’impegnativo pranzo della domenica all’agriturismo. Prima del pranzo però ci attende una piacevole sorpresa: il prato davanti all’agriturismo si riempie dei colori delle vele da parapendio: un trio di coraggiosi parapendisti decolla davanti ai nostri occhi! O meglio, solo due riescono a decollare, il terzo evidentemente si sente troppo sotto pressione: in effetti ci siamo appostati nelle immediate vicinanze dell’improvvisato campo volo con tanto di macchine fotografiche, una cosa da far impallidire anche i paparazzi più incalliti…

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Notate la vela di questo parapendista qui sotto: in basso porta il nome WASP, che è l’acronimo di un progetto di ricerca di pianeti extrasolari. A questo punto sorge lecito il dubbio: il nostro amico sarà un astrofilo? Purtroppo non lo sapremo mai, perchè questo signore poi se ne è andato via alla ricerca di un altro luogo adatto a decollare, mentre noi siamo stati richiamati all’ordine dai doveri gastronomici…

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Dopo pranzo siamo andati di nuovo all’osservatorio per l’osservazione del Sole, che ovviamente non abbiamo visto per lo stesso motivo della sera precedente, ovvero il cielo coperto…accidenti!

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Rifrattore Tecnosky 102 mm

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PST

A causa dell’impossibilità di osservare il Sole attraverso i telescopi, ci è stata proposta una conferenza sotitutiva sulla nostra stella, accompagnata da spettacolari immagini e video sul Sole ottenuti dalle sonde spaziali tipo SOHO e SDO. A seguire altre lunghe chiacchierate tra noi astrofili hanno concluso questo weekend piuttosto intenso dedicato alla (g)astronomia e alla cultura. E stavolta sì, abbiamo proprio dovuto andare via…

Salviamo l’Osservatorio Astronomico “Franco Fuligni”

Ho avuto occasione di visitare l’Osservatorio Astronomico “Franco Fuligni” nello scorso mese di novembre durante l’AstroAcademy, un corso per operatori di osservatorio e planetario promosso dall’Unione Astrofili Italiani. L’Osservatorio si trova nel territorio del comune di Rocca di Papa, in provincia di Roma, in mezzo alle colline della campagna laziale, insomma un posto molto bello, ed è gestito dall’Associazione Tuscolana di Astronomia (ATA). I ragazzi dell’associazione si occupano soprattutto di didattica e divulgazione ma non trascurano la ricerca. Durante la visita, ho potuto constatare il loro entusiasmo nello svolgere le suddette attività. Recentemente però a causa di problemi alla cupola del telescopio principale sono stati costretti ad annullare diverse attività; e a questo si aggiunge il fatto che le pubbliche amministrazioni non contribuiscono, come potete leggere qui:

http://lnx.ataonweb.it/wp/2015/05/osservatorio-f-fuligni-un-difficile-futuro/

A tal proposito, i ragazzi dell’ATA hanno lanciato una petizione di cui potete leggere a questo altro link:
http://lnx.ataonweb.it/wp/2015/05/salviamo-losservatorio-astronomico-franco-fuligni/

Che ne dite, gli diamo anche noi una mano firmando la petizione?

L’Osservatorio Astronomico di Campo Catino

IMG_3009 copiaQuesta foto mostra l’Osservatorio Astronomico di Campo Catino che ho avuto occasione di visitare sabato 22 novembre 2014 durante i lavori dell’AstroAcademy, un corso per operatori di planetario e osservatorio organizzato dall’Unione Astrofili Italiani. L’osservatorio si trova ad un’altezza di 1500 metri nel territorio del comune di Guarcino, 80 chilometri a sud di Roma ed è gestito dall’Associazione Frusinate Astrofili dal 1987, anno della sua fondazione. Lo strumento principale ospitato al suo interno è un Ritchey-Chretien da 80 cm di apertura, che viene usato per divulgazione e didattica dell’astronomia. Cospicua è anche l’attività di ricerca sugli asteroidi, che ha portato alla scoperta di una ventina di asteroidi.

Nella fotografia, oltre all’edificio ch eospita l’Osservatorio, si possono riconoscere la costellazione di Perseo e le Pleiadi che fanno capolino tra gli alberi.

Posa singola di 30 s a 1600 ISO eseguita con Canon EOS 400D.

Fonte: http://www.campocatinobservatory.org/

Star party di Saint Barthelemy, 26-27-28 settembre 2014

Dal 26 al 28 settembre 2014 sono stata (come ormai capita da 8 anni!) a Saint-Barthelemy, Valle d’Aosta, per la 23-esima edizione dello star party: la grossa novità di quest’anno è stata l’Expo Astronomica, in cui è stato possibile incontrare gli espositori di strumentazione astronomica e chiedere loro preziosi consigli per l’acquisto di una telescopio o le ultime novità riguardanti gli oculari a grande campo. Gli espositori, durante le tre giornate di star party, hanno messo a disposizione degli astrofili alcuni strumenti da provare: e io ovviamente non mi sono lasciata sfuggire l’occasione di provare non uno, ma ben due telescopi dobsoniani, entrambi costruiti dalla ditta italiana Geoptik: la prima sera ho usato il dobson Nadirus da 16″ (40 cm) di diametro f/4,5, ma molto a malincuore ho smesso presto: purtroppo, puntando allo zenit, non arrivavo all’altezza del cercatore e dell’oculare, che si trovavano 15 cm più in alto dei miei occhi…accidenti! Ma sono comunque riuscita ad osservare la galassia di Andromeda e la nebulosa planetaria della Lira, M57. La sera dopo oltre al Nadirus 16″ ho potuto usare anche il Nadirus da 12″ (30 cm) f/5, decisamente più alla mia portata perchè potevo arrivare all’oculare (evvai!): con questo abbiamo osservato il Doppio Ammasso di Perseo, di nuovo M57 e M31, M71, la Epsilon Lyrae (anche se non siamo riusciti a sdoppiare ognuna delle due componenti), Albireo e le Pleiadi. Su richiesta di un amico astrofilo abbiamo provato a puntare anche la Helix Nebula nell’Acquario, ma non siamo riusciti ad osservarla perchè in quel momento c’era una debole foschia verso l’orizzonte sud e l’Acquario era basso sull’orizzonte. Qui sotto una foto del Nadirus 16″, dietro a cui, in secondo piano, si intravede il fratello minore da 12″:

IMG_2730Oltre ai dobson, abbiamo buttato un occhio anche dentro il binocolone SharpStar Binoscope 107 PH della Avalon Instruments, di cui più sotto c’è una foto (Credits Avalon Instruments), sia di giorno guardando la cima Longhede, sia di notte osservando…il Doppio Ammasso, che si è mostrato in tutto il suo splendore ai nostri occhi! Sembrava veramente a tre dimensioni, a dir poco spettacolare.

binoscopio-al-107-003Accanto all’Expo astronomica si sono susseguite diverse conferenze nel Tendone Seminari: il venerdì pomeriggio è stato dedicato a seminari tenuti da astrofili di San Marcello Pistoiese, di Varese e del Chianti, che ci hanno raccontato delle loro attività: degno di nota il programma di ricerca degli asteroidi portato avanti dagli astrofili di S.Marcello e dell’Osservatorio G.V.Schiaparelli. Il sabato mattina è stato dedicato a seminari tenuti dagli astronomi dell’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVDA) che ci hanno parlato dei progetti di ricerca portati avanti in OAVDA: in particolare mi è piaciuto un sacco il seminario del dott.Jean Marc Christille sulle possibili applicazioni del software RTS2 che gestisce i telescopi del progetto APACHE, che potrebbe essere usato in campo biomedico.

Il sabato pomeriggio avrebbe dovuto essere dedicato al workshop sulla strumentazione astronomica, durante cui sono state esposte le ultime novità, ma sono intervenuti vari fattori di distrazione che mi hanno impedito di seguirlo: in primis il fatto che ho deciso di osservare il Sole col Lunt LS 35. Pensavo di metterci poco, diciamo un venti minuti, ma due ore dopo ero ancora lì perchè continuavano ad arrivare curiosi e astrofili desiderosi di dare un’occhiata al Sole; ed è addirittura arrivato un giornalista del TG3 regionale valdostano con tanto di telecamera in spalla, chiedendo di poter riprendere il Sole come si vedeva attraverso il piccolo Lunt; ahimè ha dovuto rinunciare perchè l’immagine del Sole era troppo piccola. E così, tra una chiacchiera e l’altra, il workshop è sfumato…pazienza, sarà per il prossimo star party.

Il sabato sera ho potuto dare un’occhiata nel mitico dobson da 67 cm di Franco Bertucci, con cui ho potuto osservare la galassia ellittica NGC 404 in Andromeda; la sera prima , attraverso un altro gigantesco dobson da 76 cm di diametro, ho potuto osservare un’altrettanto gigantesca M1…mamma mia che roba!

Durante lo star party non sono mancati i momenti di convivialità con altri astrofili e astronomi dell’Osservatorio, con cui ormai siamo diventati amici, sviluppando la parte più propriamente gastronomica dello star party, che è altrettanto importante come quella astronomica…in conclusione posso ritenermi davvero soddisfatta di questo star party, non solo perchè organizzato ottimamente, ma anche perchè il cielo è stato totalmente sereno per entrambe le notti. Concludo definitivamente con questa fotografia del cielo notturno da Saint Barthelemy, che ritrae le costellazioni di Orione e della Lepre; Canon Eos 400D, posa di 30 s a 1600 ISO e f/3,5.

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I telescopi APACHE al lavoro

I telescopi APACHE al lavoro

La fotografia qui sopra ritrae alcuni dei cinque telescopi del progetto di ricerca APACHE portato avanti presso l’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVDA). L’acronimo APACHE proviene dall’inglese “A PAthway toward the Characterization of Habitable Earths” che significa “Una strada, un percorso verso la caratterizzazione di pianeti abitabili simili alla Terra”. Questo progetto di ricerca è partito due anni fa, nel luglio 2012, e ha lo scopo di cercare pianeti extrasolari che orbitino attorno a stelle nane rosse, stelle molto più piccole e fredde e meno massicce del nostro Sole. In particolare tramite i cinque telescopi di APACHE si vogliono scoprire pianeti nella fascia di abitabilità attorno alla stella; la fascia di abitabilità è la regione attorno ad una stella dove è possibile trovare acqua nello stato liquido sulla superficie di ipotetici pianeti che orbitino attorno alla stella stessa. I cinque telescopi sono dei Ritchey-Chretién con diametro 40 cm f/8 su montatura equatoriale alla tedesca GM-2000 10 Micron. Per ulteriori informazioni potete consultare i seguenti indirizzi:

www.oavda.it

Facebook: https://www.facebook.com/osservatorioastronomicovalledaosta

Twitter: https://twitter.com/@APACHE_Project

Flickr: http://www.flickr.com/photos/66534088@N06/

YouTube: http://www.youtube.com/user/TheApacheProject

Nella zona di cielo al di sopra dei due telescopi più in primo piano si vede la costellazione del Sagittario, le cui stelle principali sono disposte secondo la forma di una teiera. Si intravede anche la Via Lattea.

Ho scattato questa fotografia il giorno 21 agosto 2014 alle ore 22.43 italiane, durante la mia permanenza a Saint-Barthelemy per la parte iniziale del mio lavoro di tesi sui pianeti extrasolari. Macchina fotografica Canon EOS 400D, esposizione 30 s, 800 ISO, f/4.

Star party Saint Barthelemy 6-7-8 settembre 2013

Dal 6 all’8 settembre sono stata a Saint Barthelemy, Valle d’Aosta, per il consueto star party. Nonostante le previsioni non fossero affatto incoraggianti, ho deciso lo stesso di andarci: si tratta pur sempre di una preziosa occasione per ritrovare gli amici astrofili conosciuti durante le precedenti edizioni dello star party e la Scuola Estiva di Astronomia organizzata dal vicino osservatorio e chiacchierare con nuovi astrofili!

Il venerdì pomeriggio ho seguito la visita guidata scientifica all’osservatorio tenuta da Paolo Calcidese, che ci ha proposto un affascinante viaggio alla scoperta dei nuclei galattici attivi, che secondo le teorie correnti si ritiene contengano dei giganteschi buchi neri che inghiottono tutto ciò che passa nelle loro vicinanze, luce compresa; insomma degli autentici pozzi senza fondo cosmici…

Poichè il meteo non accennava a migliorare (anzi, nella notte è venuto a piovere!) la sera ho preferito seguire una chiacchierata di Albino Carbognani sulle comete, durante cui lo scienziato ci ha illustrato che cosa è una cometa, e poi ci ha proposto una carrellata di comete più o meno insolite.

La giornata di venerdì si è conclusa tra una chiacchierata e l’altra con i pochi, impavidi, coraggiosi astrofili che hanno osato montare gli strumenti nonostante il cielo si stesse coprendo ormai del tutto: incredibile ma vero, siamo riusciti ad osservare addirittura M13!

La mattina del sabato il cielo era quasi azzurro, e ovviamente ne ho approfittato subito per montare il piccolo Lunt LS 35 e osservare il Sole in H-alfa: erano visibili numerose protuberanze, tra cui una davvero spettacolare, molto larga. Ho dato un’occhiata al Sole anche attraverso un telescopio Lunt da 152 mm di apertura: le stesse protuberanze di prima erano molto più incise, più contrastate, ma ahimè, dato il maggiore diametro, tale (è il caso di dirlo!) celestiale visione era rovinata dalla turbolenza atmosferica…

Questa seconda giornata di star party è stata piuttosto intensa, poichè è stata dedicata a seguire le altre due visite guidate scientifiche proposte dall’Osservatorio Regionale della Valle d’Aosta, di cui quest’anno ricorrono i primidieci anni di attività: la prima visita, tenuta da Albino Carbognani, era dedicata al progetto di ricerca sugli asteroidi, mentre la seconda sul progetto di ricerca dei pianeti extrasolari è stata condotta da Mario Damasso, uno dei ricercatori responsabili. [Per i non addetti ai lavori: un pianeta extrasolare è un qualsiasi pianeta che orbita attorno ad una stella diversa dal Sole. Il primo pianeta extrasolare venne scoperto nel 1995 attorno alla stella 51 Pegasi.]

Di questa giornata ho apprezzato molto il workshop sulla strumentazione astronomica, durante cui ci è stato possibile aggiornarci sulle ultime novità ascoltando i referenti delle varie ditte e facendo loro domande.

Mi è piaciuta parecchio anche la conferenza serale tenuta da Jean Marc Cristille in Planetario, riguardante la sua esperienza in Antartide nell’ambito di un progetto di ricerca, e, prima di essa, la breve introduzione alle meraviglie del cielo australe di Paolo Pellissier: lì allora mi è ritornata alla mente la mia esperienza in Kenia, e che mi piacerebbe parecchio ritornare a vedere quei cieli così esotici per le nostre latitudini…

Detto fatto: il mattino seguente ho avuto il piacere e la fortuna di incontrare Lorenzo Comolli, un noto astrofotografo, e alcuni dei suoi amici astrofili: erano stati in Namibia presso la Tivoli Farm un paio di anni fa proprio per dedicarsi completamente all’osservazione del cielo australe. Assieme ad altri amici, ovviamente non ci siamo fatti sfuggire l’occasione per intervistarli ben bene sul loro viaggio: erano davvero entusiasti di questa esperienza, a quanto pare il cielo della Namibia è uno dei più spettacolari che finora abbiano visto, perchè la Tivoli Farm si trova particamente in mezzo al deserto, e quindi c’è praticamente zero inquinamento luminoso: un autentico paradiso per noi astrofili…

In conclusione: quando si dice star party bagnato, star party fortunato…

Le foto dello star party